L’intervento dell’Avv. Michele Bonetti al convegno Intercultural Diversity Social inclusion and Integration - Italian language visionabile integralmente al seguente link https://lnkd.in/ddGm42M3 ove l’Avv. Bonetti affronta la problematica delle abilitazioni, specializzazioni e studi all’estero e dei relativi riconoscimenti, parlando della Plenaria e del problema dei numeri chiusi nel nostro Paese e all’estero. Di seguito il testo dell'intervento:
Buonasera a tutte e tutti, ringrazio il Centro Koinè e Nicoleta Apopei per questa bella iniziativa per cui ogni anno ci ritroviamo insieme il 3 dicembre, la giornata internazionale delle persone con disabilità; sono onorato di essere qui insieme a tanti onorevoli e importanti ospiti che saluto calorosamente e ringrazio. Sono onorato di essere qui con voi a Lecce, terra di frontiera, crocevia e punto di incontro tra l’oriente e l’occidente e tanti importanti Paesi che rappresentano per la loro diversità un momento di accrescimento e arricchimento culturale per tutti noi.
Il mio intervento segue l’importante discorso del nostro amico prof. Mihnea Claudiu DRUMEA Councilor of Prime Minister che ci onora con la sua importante presenza e a cui manifestiamo la nostra vicinanza culturale al suo Paese, la Romania, un grande e importante Paese con cui condividiamo l’amica comune Nicoleta Apopei.
Diversità interculturale, integrazione, inclusione, spesso resa più difficile all’interno dei Paesi dell’Unione Europea, anche per il non completo riconoscimento dei titoli culturali e di studio, determinate dalle chiusure e da interessi particolari.
Sono un Avvocato e mi occupo di istruzione, università e ricerca, di inchieste e class action, richiamandomi nelle nostre azioni giurisdizionali ai principi costituzionali e ai comuni valori della carta dei diritti fondamentali dell’unione europea che si riferisce ai comuni valori dell’uguaglianza riportata nell’art. 3 della nostra Carta Costituzionale e nel titolo III della Carta Fondamentale, che afferma per l’appunto l’uguaglianza di fronte alla legge, il divieto di qualsiasi discriminazione, il rispetto delle diversità culturali e l’inserimento delle persone disabili che devono godere di autonomia e partecipare alla vita della comunità.
Questi comuni valori sono spesso ostacolati dalle chiusure dei nostri sistemi culturali, chiusure verso l’esterno ma anche al loro interno e che limitano la diffusione delle culture, l’interscambio tra i popoli e infine il cd. Ascensore sociale. Un termine che non mi è mai piaciuto, perché, come è stato detto, non si tratta solo di salire o scendere, ma di poter diventare quel che si desidera.
Oggi per diventare insegnante di ruolo in Italia si deve superare anche un test e altre prove. Diversamente si può insegnare, ma come precari. Il TFA, l’abilitazione all’insegnamento, la specializzazione sul sostegno in Italia è tutta a numero chiuso. Il test e le domande sono gestite dagli Atenei, anche privati, ed è spesso accompagnato da scandali e indagini penali.
Il numero è chiuso, programmato, ci dicono quanti medici ci dovranno essere, quanti insegnanti, infermieri, architetti, veterinari etc. ci devono essere. Ma la programmazione spesso è sbagliata e la storia, più recente e meno recente, ci ha insegnato che non tutto può essere sempre previsto, controllato. La recente pandemia, e tutto quel che si è generato, ha trovato terreno fertile anche a seguito di anni e anni di chiusure, sebbene tanti giovani facessero causa allo Stato pur di studiare e esercitare i loro diritti costituzionali, il diritto allo studio e alla formazione. Se migliaia di insegnanti, pur di formarsi, lasciano le loro famiglie e vanno all’estero per poter abilitarsi e poi provare a stabilizzarsi e poter lavorare, significa che la programmazione è sbagliata. Che vi è una profonda e ingente domanda di insegnanti di sostegno formati e una maggiore attenzione della società civile e delle famiglie al tema della disabilità. Richiesta di “sostegno” e insegnanti di sostegno specializzati per il nostro Paese a cui non segue una offerta del sistema Italia, che non vuole far fronte a tale domanda e che non vuole investire nel sistema universitario e formativo pubblico. Un mancato investimento che è una occasione mancata, non solo dal punto di vista culturale, ma anche in termini economici e di posti di lavoro. Il tutto con il paradosso che in molti poli stranieri all’estero vi sono delle vere e proprie comunità italiane spesso anche collegate economicamente con Atenei privati e pubblici italiani.
Si sceglie di selezionare i migliori con un test, e all’inizio, non in itinere, e le percentuali di bocciati dopo la selezione sono bassissime. Si seleziona all’inizio la competenza, e permettetemi anche un po’ di demagogia, a scapito dell’empatia, della e-ducazione, la deontologia, la correttezza, la gentilezza che si misurano solo sul campo.
La riforma della formazione e del reclutamento dei docenti italiani si pone sulla stessa linea. I crediti formativi per insegnare passeranno da 24 a 60 (quasi il triplo) e l’accesso a tale formazione universitaria non solo sarà a numero chiuso, ma sarà a pagamento, limitando al massimo e per il tramite della legge le lezioni on line che potevano essere una occasione per aprire un po’ di piu’ il numero del numero chiuso. E ancor più complessa è la situazione per la specializzazione nel sostegno per cui è necessaria comunque la detta abilitazione (a numero chiuso) per accedere ad altre prove a numero chiuso ove una riserva, sempre a numero chiuso, è prevista solo se si hanno tre anni di precariato negli ultimi cinque anni.
La risposta a tutto ciò non può che essere: o rinunciare a sperare, o provare degli studi all’estero che si diversificano dal nostro sistema principalmente per il sistema di accesso e che mantengono le stesse percentuali di bocciati del nostro sistema. Tutto questo poiché i requisiti minimi formativi imposti dalle Direttive Europee concernono la reale formazione e non una omogeneità dei criteri di accesso o il test.
Il Ministero dell’Educazione Rumeno per il tramite del Centro Nazionale di riconoscimento ed equivalenza dei diplomi certifica e verifica la validità dei titoli e delle lauree italiane e a tale riconoscimento fa seguito il conseguimento del Nivel 1 e Nivel 2 e il rilascio del certificato dell’Averinta che da diritto all’insegnamento in Romania e che rende a nostro avviso tale titolo riconoscibile nel nostro Paese. Percorsi che nel caso di specie con il Centro Koinè si sviluppano solo presso Atenei pubblici.
Su questo e su tanto altro si pronuncerà il Consiglio di Stato che si è riunito in sede di Adunanza Plenaria il 16 novembre e che traccerà le linee guida sulla formazione e sul riconoscimento dei titoli esteri nei prossimi anni.
Attendiamo pertanto rispettosamente la pronuncia del massimo organo della Giustizia Amministrativa, rilevando come ad oggi il nostro sistema abbia trovato già un assestamento, considerando che il Ministero italiano impone, tout court e senza analizzare singolarmente la serietà del singolo percorso europeo, il riconoscimento subordinato all’espletamento delle misure compensative ovvero o un tirocinio di adattamento di 600 ore o in alternativa un esame attitudinale.
Grazie a tutte e tutti Voi e scusatemi per il mio Inglese, permettetemi una battuta infelice, non ho studiato all’estero…e si vede.