Condannati in primo grado i due ex vertici della multinazionale dell'amianto con l’accusa di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche.
Dopo due anni e 66 udienze, finalmente il processo Eternit si è concluso: i due imputati Jean Louis de Cartier e Stephan Schmidheiny sono stati riconosciuti colpevoli di disastro ambientale doloso e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche; dai trentamila ai trentacinquemila euro dovrà essere versato agli eredi delle 2.191 vittime.
Le cifre da risarcire, stabilite dal presidente Casalbore, però, non finiscono qui: 4 milioni di euro al Comune di Cavagnolo, 25 milioni per il Comune di Casale Monferrato, 20 milioni alla Regione Piemonte, 15 milioni all'Inail sono solo alcune delle somme previste a titolo di risarcimento danni, che graveranno in capo al miliardario svizzero ed al barone belga, responsabili dell’accaduto.
Unica preoccupazione è data dalla possibilità di recuperare effettivamente le somme citate, per il fatto che gli imputati sono stranieri e non è agevole eseguire le esecuzioni all’estero; tale ostacolo, tuttavia, non sembra integrare un problema insormontabile in quanto la sanzione ha coinvolto anche i responsabili civili degli imputati, ovvero società con capacità patrimoniali e per questo in grado di onorare concretamente i debiti.
I due ex vertici della multinazionale dell'amianto sono stati condannati in relazione ai reati commessi negli stabilimenti di Cavagnolo e Casale Monferrato mentre, riguardo le condotte relative agli stabilimenti di Rubiera in Emilia Romagna, e Bagnoli, in Campania, i giudici di Torino hanno dichiarato di non doversi procedere in quanto, in riferimento ad esse sarebbe intervenuta la prescrizione.
A conclusione, può dirsi, senza enfasi alcuna, che si tratta di una “sentenza davvero storica”, così come affermato dal Ministro della Salute, Renato Balduzzi e lo spirito che ne è alla base non è speculativo: a sottolinearlo è lo stesso avvocato di parte civile Rubino; Bruno Pesce, presidente di Vertenza amianto, si augura, invece, che l’esemplare sentenza induca a riflettere tutti i datori di lavoro in merito alla tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
Queste necessarie garanzie vanno anteposte, infatti, a qualsivoglia profitto: questo il messaggio ultimo contenuto nell’importante pronuncia, la quale statuisce la suddetta preminenza, oltre a fornire risposta alla “sete di giustizia” della popolazione. Si auspica che il risultato raggiunto valga quale precedente in tutto il mondo.