Tutto inizia due anni e mezzo fa, quando il Parlamento,in seduta d’urgenza, tenta un atto senza precedenti, discutendo un decreto non per affermare un principio generale, ma per intervenire su un singolo caso: la sospensione dell’alimentazione forzata ad Eluana Englaro, in coma irreversibile da sedici anni e mezzo.
Beppino Englaro, padre di Eluana, ottiene dal Tribunale quel che la politica non gli concede: il diritto di far valere la volontà della figlia, ormai incapace di esprimerla con la propria voce.
Dopo questo avvenimento, che occupa per mesi le pagine dei giornali, trascinando una delicata vicenda privata in una questione di Stato e addirittura in uno scontro istituzionale, il Parlamento ha deciso di discutere una proposta di legge in grado di affermare un principio valido per tutti.
La legge approvata, però, contiene alcuni gravi limiti che non sembrano consentire il superamento di quanto accaduto nel caso di Eluana Englaro.
L’alimentazione forzata non è considerata un atto medico. La legge non riconosce quindi l’accanimento terapeutico né la possibilità da parte del paziente di rifiutare le cure. E in questo modo il medico non deve tenere conto delle sue volontà.
Nessun valore legale per i Dat. Secondo la norma quelli del biotestamento saranno “orientamenti”, non “volontà”, e riguarderanno i trattamenti terapeutici da attivare, non quelli a cui non ci si vuole sottoporre. Ciascuno di noi potrà dunque indicare come essere curati, ma non potrà decidere in anticipo di “non” essere curato, e quindi lasciato morire naturalmente nel caso in cui finisse in coma irreversibile. Proprio per questo nessuno potrà rifiutare anticipatamente alimentazione e idratazione artificiali. L’unica eccezione sarà per i malati terminali che si trovano già nella fase in cui l’alimentazione non basta più a garantire la funzionalità dell’organismo.
A decidere sarà il medico. I Dat non saranno vincolanti per il medico, che potrà decidere cosa è meglio per il paziente in piena libertà.Anche in caso di contrasto con il fiduciario, la persona incaricata dal l’autore del biotestamento di fare seguire i suoi orientamenti, sarà il sanitario ad avere la meglio.
Ristretta la platea degli interessati. Il biotestamento sarà preso in considerazione solo per chi si trova in stato vegetativo con “accertata assenza di attività cerebrale integrativa cortico-sottocorticale”, restringendo molto la platea degli interessati.
Nel frattempo, arrivano altri casi all’attenzione dei media, come quello di una signora di Treviso, ricoverata in gravi condizioni per una malattia degenerativa in stato avanzato, per cui il giudice tutelare ha autorizzato la sospensione delle cure salva vita. Un caso su cui sono sorte ulteriori polemiche.
In molti hanno protestato contro questo testo di legge e alcuni esponenti dell’opposizione, tra cui il senatore Ignazio Marino, si sono dichiarati pronti a indire un referendum abrogativo. Ci dichiariamo fin da subito pronti a sostenere tutte le iniziative, legali ed extralegali, per far valere il diritto di ciascuno a scegliere se e come essere curato e a decidere con lucidità sul proprio fine vita.