Dopo 14 anni di numero chiuso il Consiglio di Stato chiede nuovamente l’intervento della Corte Costituzionale sul sistema dell’accesso programmato.
“La scelta degli ammessi risulta dominata in buona misura dal caso”, a dirlo è il Consiglio di Stato, sezione VI, con la sentenza depositata lo scorso 18 giugno mediante cui si è chiesto l’intervento della Corte Costituzionale sul sistema delle graduatorie plurime accogliendo la censura sollevata dall’UDU nel ricorso patrocinato dall’Avv. Michele Bonetti e dall’Avv. Andrea Fornasari.
Sono passati 14 anni dal 1998, quando si chiese l’intervento della Consulta sul numero chiuso ed oggi il tema è ancora più scottante poiché la L. 264/1999 rischia di essere ritenuta incostituzionale.
“Non possiamo non esprimere la nostra soddisfazione per un ulteriore passo avanti nella battaglia contro il “numero chiuso”. Siamo certi che il sistema dell’accesso programmato è illegittimo in quanto tale e per la illecita compressione del diritto allo studio” - tuonano soddisfatti dall’UDU per il tramite del Coordinatore Nazionale Michele Orezzi – “Siamo d’accordo con il Consiglio di Stato, oggi in Italia il sistema è dominato dal caso, siamo di fronte ad una sorta di lotteria”.
Il rinvio alla Corte Costituzionale della questione rappresenta sicuramente un passo importante e decisivo per la lotta che l’UDU da molto tempo porta avanti al fianco dei numerosi studenti e delle loro famiglie che ogni anno devono fare i conti con l’ingiustizia di un sistema oramai obsoleto.
Oggi il Consiglio di Stato dice che le nostre censure sono fondate e che nella scelta del Legislatore si ravvisano vizi “di palese illogicità, irrazionalità, travisamento, disparità di trattamento, difetto di proporzionalità” lesivi in primis degli artt.li 3, 34, 97 e 117 della Costituzione oltre che delle norme Europee.
Ad essere contestato è anche il sistema delle graduatorie multiple che come ripetutamente denunciato dall’UDU non solo è contrario ai principi sottesi al diritto allo studio, ma soprattutto a quello della imparzialità e della meritevolezza in quanto, come riferisce il C.d.S., “ferma la unicità della prova, essa si svolge presso i singoli Atenei. E il collocamento in posizione utile avviene in singole graduatorie anziché in una graduatoria unica. Con la conseguenza che il collocamento in posizione utile dipende sia dal numero dei posti disponibili presso ciascun Ateneo, sia dal numero di concorrenti presso ciascun Ateneo, e dunque può accadere che, se presso un Ateneo è maggiore il numero dei posti, o minore il numero dei concorrenti, è sufficiente, per il collocamento in graduatoria, un punteggio inferiore rispetto a quello necessario in altro Ateneo”.
Certi e fiduciosi nella decisione della Consulta oggi possiamo dire di aver raggiunto un altro traguardo importante, che le doglianze degli studenti italiani hanno la possibilità di avere un concreto e decisivo riscontro e che questo potrebbe essere ancora un Paese ove i diritti come le persone vengano rispettati.