Lo strano caso degli insegnanti di III fascia
I docenti di III fascia, sono migliaia: si tratta di quegli insegnanti che si sono iscritti alle graduatorie di istituto, invece che a quelle nazionali. E che tra una supplenza e un incarico annuale, spesso si sono fermati nella stessa scuola per diversi anni scolastici (sempre, rigorosamente, venendo licenziati a giugno e assunti a Settembre).
Molti di loro avrebbero tutti i requisiti per vincere il concorso per un posto a tempo indeterminato, ma questo per il momento non può accadere. Nel pasticcio generato da questo Governo sui precari della scuola, loro ci sono andati di mezzo.
C’erano una volta le cosiddette graduatorie ad esaurimento: gli aspiranti docenti ci si infilavano in attesa di essere chiamati e in teoria, esaurita la domanda per quel tipo di docente, la graduatoria andava chiusa. Invece nessuno ha più indetto concorsi nella scuola, con conseguenti code mostruose nelle graduatorie ad esaurimento, che diventavano così, nei fatti, permanenti.
Nel 2006 il Governo Prodi decretò la morte delle graduatorie ad esaurimento, varando un piano di assunzioni che eliminasse la coda e lasciando in vita soltanto una graduatoria nazionale permanente.
Con la precoce caduta di quel Governo, è morto anche il piano di assunzioni. Il nuovo governo, che alla scuola pubblica non vuole aggiungere nessun tipo di risorsa, tantomeno per il personale scolastico, ha ben pensato di riaprire le graduatorie ad esaurimento, ma con un trucco.
I docenti iscritti nella graduatoria permanente (e quindi abilitati) possono accedere anche alle graduatorie ad esaurimento in tre province diverse. I docenti di terza fascia (non abilitati e iscritti soltanto nelle graduatorie di istituto) possono optare per soltanto una provincia.
E’ successo, quindi, che molti docenti abilitati abbiano “scavalcato” i non abilitati, causandone la perdita dell’incarico annuale nella loro scuola.
I docenti non abilitati si sono organizzati nell’associazione ADIDA, che si batte perché a tutti loro venga data la possibilità di prendere l’abilitazione.
L’abilitazione all’insegnamento è richiesta infatti soltanto per chi aspira ad un incarico permanente nella scuola. Si poteva prendere, fino a qualche tempo fa, con un corso speciale abilitante oppure con la SSIS (Scuola di Specializzazione Interateneo per Insegnanti), che oggi è stata chiusa, ma che prima era a numero chiuso e a pagamento, con pochissimi posti disponibili in relazione alla domanda. In molte province, invece, i corsi speciali abilitanti non sono stati indetti per troppo tempo, tagliando fuori molti insegnanti già dietro la cattedra dalla possibilità di abilitarsi.
Oggi l’Adida chiede con forza che venga concesso un Tirocinio Formativo Attivo riservato ai docenti non abilitati in servizio da almeno due anni, oppure un corso speciale abilitante per tutti loro, al termine del quale, per chi supera l’esame, sia riconosciuta la famosa abilitazione.
Il Ministero dell’Istruzione finora ha negato questa possibilità, sostenendo, con cifre assolutamente false, che essi sono troppi per poter essere inseriti nelle graduatorie.
L’Adida prosegue la sua battaglia anche con diverse azioni legali ai Tar di riferimento.
Nel frattempo c’è da sperare che le politiche per la scuola italiana la finiscano di mettere i docenti l’uno contro l’altro, tornino a investire nell’istruzione e a risolvere alla base i problemi dei lavoratori, garantendo percorsi certi in tempi certi per chi vuole provare a diventare insegnante. Sulla base del merito, naturalmente.
Per approfondire:
- Le azioni legali dello studio Bonetti per Adida
- Come si diventa insegnanti oggi? (altro articolo)