Le nuove norme sulla disciplina a scuola aiutano il rendimento o ci riportano indietro?
Pensavate che stare in ginocchio sui ceci, in punizione dietro alla lavagna, prendere bacchettate sulle dita e vestire orrendi grembiuli con il fiocco fossero soltanto ricordi del passato? Non proprio!
Negli ultimi anni la scuola italiana è stata oggetto di una violenta campagna mediatica e politica che puntava a far credere che la mancanza di regole severe e punizioni esemplari fosse l’unico vero male della nostra istruzione. A partire dai primi anni 2000, parole come bullismo, baby gang, teppisti sono tornate a occupare le prime pagine dei giornali e la mente di migliaia di genitori preoccupati.
La risposta a questa campagna è stata l’introduzione di una serie di norme che guardavano più a tranquillizzare l’opinione pubblica che a risolvere qualche problema nella vita quotidiana di insegnanti e studenti. La scuola, povera di risorse e priva di politiche di riforma adeguate, è stata trattata come una madre troppo indulgente e libertaria e investita di nuove regole.
Ai bimbi è stato imposto di nuovo il grembiule, agli studenti più grandi sono toccate decisioni molto più serie. E’ stato reintrodotto il voto di condotta, la cui insufficienza determina la bocciatura dello studente. Si è data una stretta alla possibilità di recuperare i debiti formativi (insufficienze in pagella in alcune materie): è necessario avere la media del sei e nessun debito arretrato per poter passare all’anno successivo. Si è introdotta la tagliola al numero di giorni di assenza: chi manca dalla classe per oltre un quarto dell’anno, deve essere bocciato.
In molti hanno protestato per queste “nuove” idee, e non solo gli studenti: infatti non risulta da nessuna indagine che aumentare il numero dei bocciati migliori i livelli di apprendimento o il tasso di impegno. Anzi: sommare la mancanza di risorse economiche delle scuole alla stretta sul recupero dei debiti formativi ha causato, in assenza di corsi di recupero gratuiti organizzati dai singoli istituti, un nuovo boom delle costosissime lezioni private, con grave lesione del diritto allo studio degli studenti meno abbienti.
Infine, sul provvedimento sulle assenze si è consumata una vera ingiustizia: questa decisione è stata presa con una circolare ministeriale, la n.20 del 4 marzo 2011, quando l’anno scolastico aveva già superato la metà. Di conseguenza, una nuova regola applicata in corsa, potrebbe aver causato bocciature per molti ragazzi che avevano già raggiunto questo limite, magari per motivi seri, come una malattia.
La Rete degli Studenti, un’associazione nazionale di studenti delle scuole superiori, ha avviato una campagna contro questo provvedimento in collaborazione con l’Avv. Michele Bonetti, dando vita ad alcuni ricorsi individuali.