“Aboliremo l’Irap”, ha promesso il Premier. Un impegno- non mantenuto- che ha fatto gola a molti lavoratori autonomi, liberi professionisti, piccoli imprenditori commerciali, per i quali l’Irap pesa sulle finanze in modo particolarmente gravoso.
L’Irap è la tassa attraverso cui tutti coloro che non sono lavoratori dipendenti finanziano il sistema sanitario regionale. Un’entrata importantissima per le Regioni, che ha sostituito un’imposizione fiscale molto più complessa, fatta di oltre sette diversi tributi e balzelli. Difficile, dunque, pensare che possa semplicemente essere abolita, visto che tra le misure economiche dell’ultima manovra, per diminuire il nostro gigantesco debito pubblico, questo Governo ha appena reintrodotto gli altrettanto odiati ed ingiusti ticket sanitari, senza cancellare l’Irap.
Tuttavia, come sappiamo, l’economia italiana si basa per larga parte sulla grande quantità di aziende piccole o addirittura piccolissime, che non possono certo essere sottoposte allo stesso regime fiscale dei grandi gruppi. Inoltre, nella categoria dei lavoratori autonomi, rientrano tutti coloro che hanno una partita Iva, i liberi professionisti, persino i medici generalisti (quelli della mutua, per capirci!).
Questa imposta, poi, viene calcolata non soltanto in base agli utili, ma considerando anche i costi e le perdite. Inoltre, non è deducibile dalle imposte sui redditi, caratteristica che la qualifica come “imposta sull’imposta”. Un po’ come pagare allo Stato due volte la stessa cosa.
A protestare anche per vie legali contro l’Irap sono stati negli ultimi anni soprattutto i liberi professionisti, che magari non hanno dipendenti in forma stabile, e i medici, i quali pagano la tassa anche sulla dotazione di strumenti indispensabili per fornire un servizio pubblico essenziale di qualità.
Dopo molte traversie legali, la Cassazione nel 2004 ha stabilito che soltanto chi possiede “un’autonoma struttura organizzativa” è tenuto a pagare l’Irap. In sostanza, chi assume collaboratori o dipendenti e possiede beni strumentali che vanno oltre il minimo indispensabile per l’attività svolta.
E ora, mentre continua il dibattito sull’Irap, alla ricerca di un sostituto che garantisca le entrate alle Regioni e abbia criteri di maggiore equità, c’è chi sta ottenendo i rimborsi dallo Stato per pagamenti dell’Irap non dovuti da lavoratori autonomi e piccoli imprenditori.
Secondo voi, qual è la tassa più sbagliata tra quelle in vigore?
Per approfondire:
La campagna dello studio Bonetti & Partners per il rimborso dell’Irap