Come definireste una pietanza che abbia dei tempi di preparazione lunghissimi, che sia composta d’ingredienti che giungono da Paesi lontani, che richieda l’ingestione di grosse quantità per l’ottenimento di un minimo apporto calorico e che provochi delle reazioni allergiche lasciando macchie indelebili sulla cute?
Certamente, consci dell’infinità di cibi reperibili sul nostro pianeta, definiremmo quella pietanza nociva ed anche antieconomica!
E’ proprio con questo approccio che da tempo ci si interroga sul rapporto costi/benefici delle fonti di energia fossile e che si è intrapresa la virtuosa strada riassumibile nell’obiettivo comunitario (Commissione del 23 gennaio 2008 – “pacchetto comunitario Energia e Clima”) di ridurre, entro il 2020, del 20% le emissioni di gas serra ed i consumi energetici e di raggiungere il 20% di produzione da Fonti Energetiche Rinnovabili.
Qui su Pandora analizzeremo gli allarmi lanciati dal mondo scientifico circa la nocività delle fonti fossili, la loro fondatezza e la loro incapacità di condurre a vere politiche energetiche nate, per la verità, solo a seguito della trasformazione del concetto di “ambiente” da fattore di costo in una più prosaica opportunità di business; le forme incentivanti che hanno condotto al boom della “green economy”; le ricadute in termini di sviluppo e di occupazione le incongruenze e le ipotesi di correttivi apportabili.
Su ognuno dei suddetti argomenti ascolteremo le diverse opinioni di esperti del settore tentando di mantenere un approccio oggettivo su un tema fondamentale per lo sviluppo mondiale.
Nel referendum del giugno scorso abbiamo democraticamente espresso la nostra opinione sul ricorso all’energia nucleare e qualsiasi sia stato il voto da noi espresso, l’elevata affluenza alle urne o rende doverosa, da parte di tutti noi, l’acquisizione di una piena consapevolezza delle tematiche relative alle fonti energetiche alternative ed all’efficienza energetica.
Tale consapevolezza potrebbe, inoltre, essere il seme per una per lo sviluppo un sistema di mini-generazione elettrica diffusa, come alternativa alla generazione centralizzata e nazionalizzata. Produrre in proprio l’energia da fonti rinnovabili non equivarrà soltanto a rispettare l’ambiente ed affrancarsi dal costo della stessa, ma significherà smantellare logiche di potere che limitano lo sviluppo e che spesso sono alla base di conflitti nei pochi territori detentori delle comunque limitate fonti fossili.
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