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Giovedì, 28 Luglio 2011 16:26

La battaglia contro il numero chiuso - Cronologia

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  • 4 e 5 settembre 2007: prove d'ammissione alle facoltà di Medicina e Chirurgia e di Odontoiatria per l'anno accademico 2007-08. L'UDU raccoglie le segnalazioni delle irregolarità riscontrate da studenti in tutta Italia.

  • 6 settembre 2007: il MIUR annulla, per il solo test di Medicina e Chirurgia, dapprima il quesito n. 79 “in quanto nessuna delle risposte indicate è corretta” e poi il n. 71 “in quanto sono possibili più risposte tra le opzioni indicate”. Le risposte date dai candidati a questi quesiti vengono espunte dal calcolo del punteggio, penalizzando gli studenti che hanno perso tempo alla ricerca della risposta giusta e falsando irrimediabilmente i risultati.

  • L'UDU, per tramite dell’Avvocato Bonetti, presenta un ricorso nazionale diretto all'annullamento della prova. Il ricorso non si fonda soltanto sulla questione dei due quesiti errati, ma anche su di un'articolata perizia-elaborata da esponenti del mondo accademico ed universitario- comprovante la sussistenza di ben altri 20 quesiti errati, sull'errata interpretazione delle norme comunitarie in materia e sulle gravi irregolarità denunciate da centinaia di concorrenti.

  • In tutta Italia iniziano le inchieste di diverse procure, che portano all'arresto di un professore di Bari che organizza corsi di preparazione al test e che, tramite una rete d'infiltrati, “assicura” il superamento della prova. Contestualmente il MIUR dispone il rifacimento delle prove presso gli atenei di Bari e Catanzaro; a Bari, un ricorso al Tar degli ammessi blocca l'espletamento di una nuova prova di ammissione mentre a Catanzaro, gli studenti, ai quali non viene neanche comunicato l’esito della prima prova, vengono sottoposti ad un nuovo test.

  • L’Udu presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Roma per denunciare le numerosissime irregolarità segnalate dai ricorrenti. Le denunce hanno ad oggetto irregolarità riscontrate nella quasi totalità delle Università italiane (Milano, Torino, Brescia, Pavia, Varese, Genova, Bologna, Modena, Ancona, Firenze, Pisa, Siena, Perugia, Chieti, Roma, L’Aquila, Campobasso, Napoli, Foggia, Messina, Catania, Palermo, Cagliari, Sassari). Dalle denunce raccolte emerge che il fenomeno di “mal costume” si verifica in modo sostanzialmente omogeneo su tutto il territorio nazionale con lo scopo di privilegiare alcuni concorrenti a danno di altri, e favorire l’accesso ai corsi di laurea a determinati candidati a discapito di altri studenti.

  • Quattro giorni prima della data fissata per la prima udienza del maxi- ricorso UDU, il MIUR emana un decreto che sana tutta la vicenda, ribattezzato come “decreto blocca ricorsi UDU”, che comincia sortire i suoi effetti su centinaia di ricorsi individuali.

  • Novembre 2007: l'UDU presenta un altro esposto per la prova di ammissione ad un corso di laurea di un ateneo laziale. Si individuano numerose anomalie, come le molteplici correzioni effettuate “in corsa”, successivamente ad una prima risposta data, mediante numerose caselle annerite, i c.d. ripensamenti. In alcuni casi ci sono chiari segni di manomissioni delle risposta da mano diversa da quella del candidato. Sono episodi segnalati anche dall’UdU, di riconsegna degli elaborati alla Commissione con la busta aperta, in modo da consentire interventi successivi sulle risposte.

  • Risultano aperte inchieste da Roma, a Milano, a Varese, a Campobasso e a molteplici ed ulteriori capoluoghi. All’udienza del 20 dicembre 2007 il Tar del Lazio rinvia al merito della causa. Il  Collegio Giudicante si riserva la possibilità di pronunciarsi sulla possibilità di rinviare gli atti di causa alla Corte di Giustizia Europea per verificare la legittimità della normativa italiana rispetto alle direttive europee e alla normativa sopranazionale.

  • Il Tar di Firenze ha disposto un accertamento sui posti disponibili negli atenei toscani che, oltre a mettere in evidenza l'illegittimità delle istruttorie per la definizione numerica delle capienze universitarie, mette in discussione lo stesso metodo dell'accesso programmato.

  • Vengono presentati alcuni ricorsi relativi alla Facoltà di Psicologia, di cui uno collettivo per le lauree specialistiche ed uno individuale per la laurea triennale.
    I ricorsi, ivi compreso quello collettivo, sono stati vinti con conseguente ammissione degli studenti ai corsi di laurea; in modo particolare viene ribaltata una recente pronuncia del Consiglio di Stato, mediante la quale numerosi Atenei italiani avevano legittimato l’istituzione dell’accesso programmato. Per quanto concerne la laurea specialistica viene dichiarata l’illegittimità dell’istituzione dell’accesso programmato per i corsi di laurea biennali.

  • Anche per i corsi di Lettere e Filosofia viene predisposto un accesso programmato che conduce alla proposizione di un ulteriore ricorso. Si ottiene l'ammissione di un solo candidato. È attualmente pendente un accertamento giurisdizionale per un corso di laurea in Fisioterapia ove non sono stati assegnati tutti i posti del corso di laurea nonostante l'esclusione di alcuni ragazzi. È stato così predisposto un ricorso al Tar.

  • La “risposta” del MIUR, a tutte le irregolarità segnalate consiste nell'emanazione del ridicolo Decreto Fioroni-Mussi che, basandosi sul presupposto che le scuole italiane siano tutte uguali ed accampando l'assurda pretesa che a 15 anni un ragazzo possa già sapere cosa farà da grande, attribuisce un peso di 25 punti su 105, ai fini dell'accesso, ai voti conseguiti presso le scuole superiori.

  • Si aggiunge il caso di un'aspirante matricola-che chiameremo Giulia- che essendo non vedente, aveva richiesto la dotazione di un pc per lo svolgimento del test di Medicina. Al posto del computer, le viene fornita assistenza da un giovane addetto a leggerle le domande. Giulia, naturalmente, alle domande che richiedevano l'analisi di grafici e numeri ha incontrato difficoltà insormontabili conseguendo un punteggio non utile ai fini dell'ammissione. Giulia ha ricorso al Tar, che invece di ammetterla al corso di laurea ha predisposto il rifacimento di una nuova prova. Giulia ha quindi abbandonato la facoltà di biologia, a cui si era iscritta nel frattempo, e si rimessa a studiare per i quiz. Il Miur, l’ultimo giorno utile, ha impugnato il provvedimento. Giulia, che non chiedeva un privilegio, ma soltanto di non essere discriminata, adesso dovrà attendere ancora per sapere se il Consiglio di Stato le consentirà almeno di svolgere un compito nelle stesse condizioni in cui l'hanno svolto altri.

  • Nel frattempo il TAR Lazio ha ammesso il ragazzo escluso dal corso di Fisioterapia soggetto all'indagine della magistratura. Il 1 giugno il TAR del Lazio con una sentenza di 64 pagine ci dà pienamente ragione riconoscendo come invalida la prova svoltasi il 4 settembre e annullando il Decreto Mussi.

Ultima modifica il Mercoledì, 21 Settembre 2011 17:47