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10 Lug

Spending review: una seria minaccia per l’università pubblica

E’ dello scorso 6 luglio il decreto legge n. 95, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 156 del 6 luglio 2012 - Suppl. Ordinario n.141) ed approvato dal Governo Monti nel corso del Consiglio dei Ministri di venerdì 6 luglio 2012, contenente “Disposizioni urgenti per la revisione della spesa pubblica con invarianza dei servizi ai cittadini”, dal nome Spending review.

 

Novità molto importanti sono contenute in esso all’art. 7, comma 42, disposizione che modifica l’articolo 5, comma 1, del D.P.R. 306 / 1997, il quale dettava un limite pari al 20% per la tassazione e la contribuzione studentesca, in rapporto ai finanziamenti che ad ogni ateneo pervenivano dallo Stato mediante il fondo ordinario (FFO).

 

Il FFO era nei piani che dovesse subire tagli pari a 200 milioni, i quali sembra invece siano stati cancellati; si tratta, tuttavia, di un dato non affatto sufficiente a fronteggiare il preoccupante status in cui versa l’università italiana, che non possiede attualmente fondi idonei a garantire un regolare andamento delle attività contemplate né dei corsi previsti; basti pensare che il FFO ammontava nel 2009 a 7,4 miliardi mentre quello pronosticato per il 2013 è di soli 6,45 miliardi.

 

Apparente ristoro sembrerebbe derivare dalla circostanza della dotazione, per l’anno 2013, di 90 milioni di euro per il Fondo di intervento integrativo per la concessione dei prestiti d'onore e l’erogazione delle borse di studio da ripartire tra le regioni, di cui alla  legge 11 febbraio 1992, n. 147.

 

Si tratta, tuttavia, di uno specchietto per le allodole, in quanto le somme per finanziare il diritto allo studio deriveranno in buona parte dagli aumenti delle tasse regionali che avranno luogo già dal prossimo anno e che graveranno su studenti fuori corso ed extracomunitari.

 

Il nuovo decreto legge, infatti, altera il calcolo per la soglia del 20% , abolendo di fatto il “tetto” per le tasse universitarie con riguardo alle due categorie menzionate; quello che muta è il punto di riferimento per stabilire l’ammontare delle tasse che è dato non più dal fondo ordinario ma dai trasferimenti statali correnti, ovvero tutte le risorse che gli atenei ricevono dallo Stato.

 

La previsione degli atenei di tasse maggiori per studenti fuori corso o extracomunitari integra una discriminazione ingiusta: sottolineare la loro condizione differente rispetto a studenti comunitari ed in corso e gravarli di oneri maggiori non è certamente un mezzo per incentivarli al sapere ed alla conoscenza!

 

La decisione, poi, di “legittimare” eventuali sforamenti qualora il gettito aggiuntivo sia destinato alle borse di studio rende ancor meno controllabile questo travolgente meccanismo che finisce per contemplare il superamento del limite del 20%. Del tutto discutibile, peraltro, è la modalità di attribuzione delle borse di Studio in quanto alcun vincolo è legato ad esse, fatta eccezione per i destinatari che devono essere studenti; si tratta di una sorta di borse di studio per “merito”, che già molteplici università oggi non mancano di erogare.

 

Da ultimo, altro punto del decreto che pare inammissibile è la spesa di 10 milioni di euro per l’anno 2013 in riferimento alla quale le università non statali legalmente riconosciute hanno ottenuto autorizzazione, benché la Costituzione lo vieti espressamente, come si legge all’art. 33: “La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali”.

 

Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari, annuncia battaglia contro l’innalzamento dell’importo delle rette, evidenziando come tale aumento costituisca un serio pericolo per il diritto allo studio; l’università pubblica, che già quest’anno ha registrato un calo del 10% quanto al numero di studenti immatricolati, rischia ora di essere totalmente devastata da questo vero e proprio ‘colpo di mano’ imposto dal Governo Monti e che per primi, organizzazioni studentesche e sindacati guardano con sospetto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ultima modifica il Mercoledì, 24 Ottobre 2012 09:09

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