Vogliamo cominciare la nostra avventura con Sempre Dirittiproprio da una sorta di “editoriale” che, mi perdonerà il lettore per la lunghezza, possa ricordare questa realtà delle Università Italiane, in quanto è lo specchio di valori e principi dimenticati e calpestati.
Partiamo da un tema a noi particolarmente caro e da anni oggetto della nostra attenzione e di una specifica campagna di legalità: l’accesso alle università italiane.
E’ però doveroso, ricordare innanzitutto che da anni l’Unione degli Universitari, il primo sindacato studentesco nazionale, conduce la campagna contro il c.d. numero chiuso o accesso programmato alle Università italiane, campagna che a noi piace definire “battaglia di legalità”.
Lo spirito, infatti, che ha guidato e continua a guidare il lavoro dell’Unione degli Universitari è il rispetto per il valore delle libertà individuali, fondamentali in uno Stato di diritto, e prima fra tutti la libertà di autodeterminazione del singolo che si concretizza anche nella libera scelta dei propri studi e della professione del domani, nonché nella possibilità per tutti di poter accedere ai più alti gradi dell’istruzione concretizzando così anche il principio di uguaglianza sostanziale.
Anche quest’anno moltissimi studenti hanno dovuto affrontare il test di ingresso alle facoltà universitarie prescelte e anche quest’anno sono stati costretti a confrontarsi con domande assurde, se non grottesche. Tali domande dovrebbero selezionare la classe dirigente del futuro: canzoni di Vasco Rossi; gusti della granita, all’occorrenza individuata come la “gratta checca della Sora Maria” (il termine è adoperato nella città di Roma per indicare la granita e, nel caso di specie, è venduta da un chiosco del quartiere romano di Prati denominato “Sora Maria”).
Non possiamo non interrogarci se tali questioni siano idonee a dimostrare la capacità di ragionamento di uno studente o se non vi siamo argomenti più qualificanti dei “gusti della gratta checca della Sora Maria” per selezionare i cittadini del domani.
Quel che è ancor più sconcertante è l’atteggiamento di Autorità ed Amministrazioni coinvolte che, invece di fornire risposta alle numerose denunce avutesi negli anni, si trincerano nella sterile difesa delle domande errate, disquisendo sui relativi gusti delle granite, offendendo apertamente il mondo studentesco e non solo.
In questo scenario di quiz “grotteschi” prosegue la nostra campagna sulla legalità con l’auspicio che il Legislatore e il nostro sistema politico riveda il meccanismo del test di ingresso alle Università basato su un quiz a crocette, il cui unico verdetto certo è: non avere mai appello.
Ma non è tutto.
Ulteriore esempio di inadeguatezza di tali prove selettive ad individuare i più meritevoli è fornito da quanto avvenuto presso l’Università degli Studi di Brescia, ove durante l’espletamento della prova preselettiva per i corsi di laurea in Professioni Sanitarie, sono stati annullati ben 5 quesiti degli 80 proposti, tutti della stessa area della “Cultura generale”.
Ancora una volta i ragazzi sono stati “estratti” a sorte tra gli ammessi e i non ammessi senza neanche essere a conoscenza che la loro valutazione e la relativa graduatoria venisse effettuata senza ben delle cinque domande su cui si erano cimentati! L’Amministrazione lombarda ha così provveduto ad annullare 5 domande senza neanche informare gli studenti che hanno saputo degli annullamenti tramite un’inchiesta di un giornale locale che, tra l’altro, di quesiti errati ne aveva individuati 4 e non 5!
Perché difendere l’indifendibile, come siamo arrivati fino a questo punto, dove si è in grado di interrompere un progetto di un giovane senza neanche spiegargli come, senza neanche dire quali e quante domande hanno determinato la sua bocciatura di vita?
Questo non è accettabile.
Sono ormai dodici anni che vige la legge sul numero chiuso, “passata” in modo trasversale durante il caldo estivo con le Camere parlamentari semi vuote.
Il sistema, purtroppo dopo aver mietuto diverse vittime, deve essere cambiato anche in quanto obsoleto e non più in linea con i parametri europei e tecnologici. Proprio da quest’ultimo punto di vista abbiamo quest’anno assistito ad un notevole numero di errori del sistema a lettura ottica e dei correttori delle prove che sono divenuti l’emblema dell’obsolescenza di questo meccanismo. Troppi sono i candidati, a volte neanche consapevoli di tale lesione, che si accorgono che il computer, il c.d. “cervellone” centrale, ha errato nel contare una crocetta, sono troppi e troppo strani questi errori, ed è inconcepibile che a volte ci si sbaglia, per tutti, per 10 quesiti nella correzione.
Qualcuno se ne accorge e anche tramite noi riesce a rimediare, altri rinviano l’inizio degli studi prescelti o, ancor peggio, vi rinunciano.
Un esempio eclatante è quanto avvenuto quest’anno nella città dell’Aquila, da sempre città universitaria che anche grazie al mondo studentesco sta cercando di rialzarsi dalle macerie del sisma.
I suoi studenti prima hanno visto una graduatoria e poi dopo giorni e giorni, dopo aver locato delle stanze, ed essersi trasferiti in tale città, si sono sentiti dire: “la graduatoria è annullata”, il correttore ha fatto “cilecca” e ha sbagliato nella correzione per ben dieci quesiti, la conseguenza è stata che molti che erano dentro sono usciti fuori, altri che erano fuori sono entrati, ma molti a quel punto avevano già perso interesse.
Forse anche i più evoluti sistemi informatici e correttori a lettura ottica si rifiutano di riconoscere i gusti della gratta checca e ignorano le canzoni di Vasco Rossi o le principali partite della Champions League?
Sempre quest’anno abbiamo assistito anche alle proteste sollevate da Ambasciate e Comunità Internazionali a fronte dell’introduzione di soglie di punteggio per l’ingresso nelle università italiane da parte degli studenti extracomunitari (c.d. riserva dei posti).
Un test “tarato” sulla cultura (con la c minuscola…) squisitamente nazionale, unitamente ad una soglia di punteggio da raggiungere, ha fatto sì che quasi tutti i posti “riservati” agli extracomunitari non potessero essere assegnati, rimanendo tuttavia inutilizzati in quanto non riassegnati ai comunitari.
In poche parole si lotta per entrare in ogni modo, mentre i posti rimangono liberi!
Il sistema sembra impazzito più che mai.
Prove che iniziano con un quarto d’ora di ritardo nonostante l’esigenza di contestualità per l’inevitabile fuga di notizie, buste, con i compiti, consegnate alla commissione aperte e che vanificano tutto un sistema complesso di procedure di severissimi controlli che arrivano fino al costoso oscuramento elettromagnetico per cellulari e strumenti di nuova generazione, lesione del principio dell’anonimato in Sicilia e in Toscana con riconsegna nominativa del test (che permette di individuare il candidato) e tanto altro ancora.
Tutto questo impone una riflessione seria su questo sistema. Vale la pena continuare investendo anche considerevoli risorse in termini umani ed economici su un apparato che si mostra strutturalmente fallibile? Tali risorse non potrebbero essere adoperate diversamente?
Non dobbiamo mai dimenticare che reprimere le inclinazioni e le legittime aspettative di tanti studenti, giovani, conduce ad una futura classe lavorativa insoddisfatta; che limitare l’accesso al sapere conduce all’impoverimento culturale di un Paese. La prima conseguenza è un grave pregiudizio alla democrazia di un Paese e alla partecipazione attiva e consapevole alla vita sociale e politica dei cittadini del Paese medesimo e questo è il motivo per cui il nostro progetto di opinione pubblica non può rimanere indifferente alle limitazioni del numero chiuso all’università e al conseguente problema delle caste e degli ordini professionali.
Non dimentichiamo difatti che il percorso che porta alla definizione delle disponibilità dei posti per i corsi di lauree a numero chiuso passa attraverso alcuni momenti cruciali in cui sono presenti proprio gli ordini professionali che così scelgono quali e quanti, e sin dalle università, saranno i professionisti del domani. E in tutto ciò la complessa riforma sulle c.d. “liberalizzazioni” non pare neanche accorgersi del numero chiuso ovvero del fenomeno a monte?
Purtroppo, ancora oggi, attendiamo un segnale positivo da parte della classe politica, sebbene abbiamo ottenuto molte altre pronunce illuminate e molte altre vittorie: l’ammissioni di numerosi studenti presso l’Ateneo fiorentino, Bresciano, Romano, Messinese e Palermitano e presso tanti altri Atenei italiani; addirittura l'abolizione del numero programmato nei corsi presso l’Ateneo di Parma.
Ma la pronuncia giudiziale (in tutti i campi non solo quello del numero chiuso), non sempre accessibile a tutti, non può divenire un ulteriore discrimen tra coloro che la ottengono e vi accedono e coloro che per una serie di motivi non sono stati in grado di accedervi.
L’esperienza di questi anni ci insegna che non dobbiamo fermarci agli importanti risultati ottenuti, ma che in questo campo e soprattutto nelle altre tematiche che affrontiamo va elaborato un nuovo progetto, ad ampio raggio di azione, in grado di comprendere gli interessi anche di coloro che verranno e che non hanno potuto beneficiare dei risultati ottenuti.
In quest’ottica nasce un nuovo progetto collettivo di impegno civile per proseguire ed elaborare importanti campagne anche legali che devono essere rivolte nell’interesse di tutti, ricorrenti e non, attuando un veramente nuovo ed innovativo sistema di azione di classe (class action) che superi i sistemi più evoluti come quello anglosassone ove è prevista una estensione degli effetti dei risultati raggiunti.
All’affermazione di principi e valori che devono essere preservati e rinvigoriti è rivolta l’azione di Sempre Diritti. Tematiche quale il diritto al lavoro e all’istruzione, la tutela dei c.d. nuovi diritti e delle nuove esigenze dei cittadini, il diritto alla casa, all’eliminazione delle barriere architettoniche, ad una previdenza e vecchiaia sicura, ad una informazione libera, ad un ambiente salubre, il diritto alla qualità della vita saranno oggetto di un pubblico laboratorio politico di opinione e, ove necessario, anche di apposite azioni giudiziarie.
Dunque campagne ed inchieste anche di sola opinione, una nuova agorà libera e democratica dove interagire, accrescere e scambiare liberamente le informazioni per costruire nel cantiere di Sempre Diritti un progetto realmente alternativo, un laboratorio nuovo e aperto verso l’esterno dove coesistono armonicamente anime, culture e storie diverse che stavolta partono realmente dal basso della società e da persone che si sono formate e incontrate negli sportelli gratuiti per gli immigrati, nel dopo sisma della città dell’Aquila, nelle esperienze studentesche e politiche nate anche nelle realtà più complesse del nostro Paese.
Campagne di legalità e di tutela di casi singoli e collettivi dirette a sostenere, canalizzare e riconoscere legittimi mutamenti socio politici, azioni legali promosse per tutelare l’interesse singolo e collettivo, ovvero campagne di opinione che possono divenire campagne di legalità, e viceversa.
E allora rimbocchiamoci veramente le maniche e in bocca al lupo a tutti,
Avv. Michele Bonetti