Il T.A.R. Lombardia, sezione staccata di Brescia, con sentenza del 6 Giugno depositata in data 16 Luglio, ha ammesso definitivamente tutti gli studenti che presentarono ricorso collettivo a seguito delle gravi irregolarità verificatesi in occasione dei test d’ingresso per i corsi di laurea delle professioni sanitarie all’università degli studi di Brescia.
Una comunicazione pervenuta dietro segnalazione dei candidati e neppure tempestiva ( dopo che era trascorsa già la metà del tempo a disposizione) sulla presenza di domande errate nei test - non correttamente impaginate e “slegate” dal testo a cui si riferivano, oltre ad una domanda contenente più di una risposta esatta - non poteva che creare uno stato di mera confusione nei candidati.
Il TAR ha, infatti, riscontrato in tale circostanza la sussistenza di una “oggettiva alterazione nella modulazione e nella proporzione del test”; purtroppo l’episodio che ha avuto luogo non è isolato, ma è tra i più gravi errori che si registrano ogni anno e che dimostrano come il sistema dei test a crocette non sia affidabile ed, anzi, costituisca una costante fonte di anomalie, irregolarità e frodi.
Il principio di giustizia contenuto nella sentenza è che non sono gli studenti a dover pagare le conseguenze degli errori commessi da altri: nel caso di specie una società privata, appaltatrice del test per un prezzo molto basso rispetto alla media, e la cattiva gestione della situazione da parte dell’università.
Se le condizioni di partenza sono state pregiudicate dall’accaduto ne deve essere ristabilita la parità. Questo è quanto ribadisce Federico Micheli, coordinatore Studenti Per-Udu Brescia, il quale sembra soddisfatto del miglioramento rappresentato dal fatto che l’università di Brescia stia valutando la possibilità di non ricorrere più a società private per la realizzazione di questi test ma di affidarsi a consorzi partecipati dalle università stesse come il CINECA. Afferma, tuttavia, Micheli : “il problema secondo noi è a monte e riguarda il sistema di accesso all’università”.
A tal proposito, conclude Michele Orezzi, coordinatore nazionale dell’UDU: “ la nostra battaglia parte dal fulcro del sistema, per questo con il nostro Avv. Michele Bonetti abbiamo impugnato la normativa sul numero chiuso per incostituzionalità fino alla Corte Costituzionale. In contemporanea anche quest’anno saremo accanto agli studenti che sosterranno i test e difenderemo i loro diritti ateneo per ateneo, ricorso dopo ricorso, per scardinare questo sistema iniquo e per garantire quel diritto allo studio sancito anche e soprattutto dalla nostra Costituzione”.